#ASSOLUZIONE

UN RINGRAZAMENTO SPECIALE A MARIA NOVELLA DE LUCA E SOFT SECRETS ITALIA per l’articolo: e il video: https://youtu.be/4kda1f3E1M0

Lo scorso 5 ottobre si è conclusa, finalmente e con l’assoluzione perché il fatto non sussiste, la lunga storia di Carlo Monaco e Luigi Mantuano, fondatori del Canapa Caffè, associazione che si occupa di sostenere pazienti che si curano con cannabis terapeutica. Su di loro pendeva la denuncia di detenzione e produzione di sostanze stupefacenti dal 2021


In realtà la storia era iniziata molti anni prima, ben cinque, per la precisione il 20 giugno del 2016, quando Carlo e Luigi vennero fermati e trovati in possesso di due barattolini di Bedrocan con dentro cannabis terapeutica. Al fermo era seguita una perquisizione a casa dei due pazienti e l’arresto per una notte.

“Quello che trovarono a casa mia” racconta Carlo, “era un quantitativo di cannabis acquistato al mercato nero, il restante di una vecchia autoproduzione e una piantina a casa dei miei genitori”. Tutto quello che era sigillato gli venne restituito mentre il rinvenimento di questa restante parte gli costò l’accusa di detenzione e spaccio.

Carlo con la cannabis cura l’anoressia nervosa da molti anni e già allora aveva una regolare ricetta medica. Il suo piano terapeutico prevedeva diversi tipi di cannabis e il Bedrocan, che faticosamente riusciva a ricevere dalla sua Asl, rappresentava solo ¾ della terapia.

“Nel 2015 era impossibile però ottenere altri tipi di cannabis legalmente” come continua a raccontarci Carlo, “l’unico modo per integrare questa terapia era l’autoproduzione o il mercato nero”.

E al mercato nero si era invece rivolto Luigi che, intollerante alle benzodiazepine, aveva iniziato a curare gli attacchi di panico con la cannabis. Ma anche lui, nonostante fosse in possesso di regolare ricetta medica, si trovava spesso a dover affrontare le difficoltà del reperimento della terapia in farmacia.

“La cannabis allora era poca, solo alcune farmacie la detenevano e a prezzi esorbitanti” ci spiega Luigi.

Le pesanti accuse che Carlo e Luigi speravano venissero prima o poi archiviate, dopo cinque anni diventano una vera e propria accusa da cui difendersi con un processo. Inizia così un nuovo capitolo del loro calvario, iniziano le udienze ogni 6-7 mesi per ben due anni fino ad arrivare a oggi, a ottobre del 2023 quando finalmente Carlo e Luigi possono dirsi liberi a fronte di un’assoluzione perché il fatto non sussiste.

Come spesso accade nel nostro Paese la giustizia tarda ad arrivare ma questa, oggi, è indubbiamente una buona notizia e come ha commentato l’Avvocato Lorenzo Simonetti che ha difeso Carlo e Luigi insieme all’Avvocato Claudio Miglio “questo processo, come quello di Walter Di Benedetto, certamente avrà un’efficacia sul panorama nazionale”.

“Abbiamo rideterminato la gravità della contestazione così come indicata dal Pubblico Ministero, associando il valore dei prodotti in sequestro alle esigenze dei singoli imputati. Inoltre, il fatto che alcuni barattoli erano aperti ed erano utilizzati per la sostituzione della cannabis acquistata in farmacia con quella a fini di spaccio, non ha avuto riscontro nelle carte di indagine e lo abbiamo elevato a semplice presunzione e congettura del PM”

Oltre a questo abbiamo convocato al processo una serie di medici prescrittori e consulenti che hanno dimostrato e accertato come gli imputati avessero avuto pieno diritto a ricevere le prescrizioni del farmaco. È stato così dimostrato che a causa di un blocco del mercato, per quanto riguarda l’approvvigionamento dei medicinali a base di cannabis, i pazienti hanno dovuto rivolgersi al mercato nero. Rifornirsi al mercato nero perché è assente il medicinale non vuol dire detenere a fini di spaccio”.

Questi sono stati i punti di forza della difesa spiegati da Simonetti che in chiusura ci ha ribadito la sua convinzione che questo sarà un processo che farà la differenza. È quello che ci auguriamo anche se molte domande restano aperte la prima delle quali è quella che si pone anche Carlo “perché mai bisogna montare un’accusa sulla presunzione di un reato?”

Assoluzione per noi significa avere il diritto di coltivare una pianta o di poter acquistare a un mercato diverso da quello terapeutico. Non abbiamo fatto altro che rivendicare il nostro diritto alla cura, non abbiamo commesso un reato. In questo caso quello che per lo Stato è reato ora è stato assolto. Questo significa che qualcosa sta cambiando?” si chiede Luigi.

In effetti ancora no perché, come conclude Carlo Monaco “l’assoluzione è arrivata e siamo molto contenti ma, i problemi che continuano a vivere i pazienti nel 2023 sono gli stessi del 2016. L’unica soluzione per molti rimane l’autoproduzione”.

Noi speriamo davvero che le parole dell’Avvocato Simonetti si avverino, che questo sarà un processo di esempio e che segnerà una differenza. Intanto ci auguriamo almeno che questa lunga e brutta vicenda vissuta da Carlo e Luigi sia da esempio per un cambiamento e si inizi a fare tesoro di sentenze come questa. 

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